Svanite un libro, una mostra, un convegno
Di Cecilia Macagno
Questo mio scritto è dedicato a tutti gli artisti che partecipano con un’opera alla mostra che apre l’evento Svanite e al gruppo di socie che volontariamente sostengono l’evento con il loro lavoro.
Toscanalab arte e arte terapia è una associazione viva, reale e presente attraverso le sue diverse caratteristiche grazie alla presenza e al lavoro volontario di un gruppo di persone a me molto care Elena Bacigalupi , Elena Del Bel Belluz, Fabiana Canale, Martina Engaz, Claudia Masolini, Sara Freschi.
Sono loro che si occupano di ideare e organizzare gli eventi istituzionali, di condurre incontri aperti al pubblico o destinati ai soci.
Una sera della primavera scorsa il gruppo – loro, io – si è riunito per parlare di Malacarne. Donne e manicomio nell’Italia fascista l’importante saggio che Annacarla Valeriano ha scritto e presenterà nella sede di via San Zanobi il 10 novembre dalle sei del pomeriggio.
Dal gruppo è nata prima di tutto la voglia di incontrare l’autrice di far sì che il messaggio contenuto dal volume potesse essere trasmesso a chi segue il lavoro della associazione.
Poi ci è sembrato importante proporre uno spaccato di come arte terapeuti e danza movimento terapeuti di Art Therapy Italiana partner nell’evento lavorano con il disagio mentale e nella cura del femminile: le presentazioni di attività a cui potete partecipare l’11 novembre prenotando la vostra presenza.
Prese queste decisioni, piene di entusiasmo ci siamo rapidamente immaginate di invitare colleghi arte terapeuti e artisti a creare opere per una mostra collettiva orientandosi su una cartella sintomatologica che Valeriano aveva creato a partire dai documenti dell’ex manicomio di Teramo intitolato a Sant’Antonio Abate in occasione di una Mostra i Fiori del male che ha avuto luogo quando il libro ancora non esisteva.
Un invito a creare seguendo il filo sottile di tracce culturali ed emotive che nate in un passato difficile ancora si fanno sentire nelle storie attuali delle donne, nella fatica di differenziarsi da ciò che la famiglia e la società ancora si aspetta da loro
Ne abbiamo parlato ma, soprattutto, abbiamo creato per comprendere, prima di proporre ad altri, cosa avrebbe provocato in noi lavorare su quei sintomi, quelle caratteristiche che avevano reso le donne delle intense storie contenute nel libro così inadeguate come figlie, sorelle, mogli, madri da essere rinchiuse. Ci siamo affidate ai materiali per trovare ciò che la mente non sa ancora, che ancora non è pensato con chiarezza ma è scritto nel corpo. Siamo rimaste ancorate a quello che, in questo momento, inizio a pensare come un manifesto possibile e non solo come uno statuto associativo legato alla nostra formazione, quella di Art Therapy Italiana: la convinzione che l’estetica e il processo creativo siano parte essenziale dell’essere vivi. Il processo che dal corpo che segue la sua necessità espressiva attraversando percezioni, emozioni, vissuti e ricordi che possono emergere porta a una immagine, fa nascere simboli, addomestica pensieri selvatici. Il collegamento più profondo tra arte e arte terapia. Tra essere creativi e essere vivi.
Nel lavorare insieme ciascuna ha incontrato nella propria storia qualità e caratteristiche a causa delle quali tante donne che sono protagoniste del libro sono state giudicate inadeguate, non conformi e per questo recluse perché appunto cattive mogli, madri, figlie, sorelle. È stata una serata di grande emozione e di profonda consapevolezza.
Potevamo partire da questo per invitare a creare?
Abbiamo avuto fiducia e l’invito è partito. Ci sembrava di sapere che sarebbe successo qualcosa di rilevante invitando a creare su un tema ancora vivo per molte donne.
Ciò che non sapevamo ancora è che l’idea avrebbe sollecitato risposte molto numerose e quale sarebbe stata la generosità della risposta.
Prima sono arrivate le adesioni, moltissime e le richieste di poter partecipare con video e anche con performance live
Non tutti hanno portati avanti il lavoro: mancanza di tempo, perdita di interesse, spavento? La scomodità di inviare il lavoro a volte anche da lontano?
Ma sono comunque tante le opere che vengono consegnate: a mano, con il corriere, per posta. I video via mail, le performance discusse nei tempi e modi in un andirivieni di possibilità.
Ciò che non potevamo immaginare è la profondità e la generosità con cui ogni artista ha aperto nel rispondere, nel creare la propria intima esperienza.
Come arte terapeute e artiste sappiamo quanto in profondità l’atto del creare si muova, ci muova ma nessuna di noi era veramente preparata allo stupore alla commozione, all’empatia a cui ogni opera chiama generando poi nuove riflessioni.
Ciascun lavoro è un incontro profondo, un’esperienza estetica che ci tiene nel riconoscimento della verità dell’opera, della reale presenza di ogni artista e ci regala il privilegio di essere per prime testimoni di qualcosa che è accaduto e che ci trasforma; che attraversando l’autore si è riversato nel lavoro per raggiungere l’Altro che osserva con un messaggio unico e irrinunciabile. Non c’è voce uguale a un’altra anche quando il sintomo scelto è il medesimo.
Ogni espressione diviene così opera d’arte.
Sono immensamente grata.
Cecilia Macagno
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